SITO AGGIORNATO IN DATA 19 FEBBRAIO 2025
Nel 2019, in maniera occasionale, inizia la ricerca di una chiesetta medioevale fotografata nel 1967 da Sebastano Tagarelli in località San Materno. Successivamente si scopre che il tempietto descritto non aveva niente a che fare con Azezio, ma costituiva un elemento di un insieme architettonico dette "rotonde" costruite dai Cavalieri Crociati" di ritorno dalla Terra Santa. Ulteriori ricerche hanno portato alla scoperta della Torre delle Stelle costruita alla fine del 1800 in località Masciola utilizzando pietre di riporto delle rotonde non più esistenti.
La scoperta della Torre delle Stelle è importante per la conferma della presenza dei Crociati e dei riti religiosi pasquali nel nostro territorio: Settimana Santa Nojana e la tomba di Agosmundus nella Chiesa Matrice di Mola di Bari.
La Torre delle Stelle: le “rotonde” medievali ai confini tra Noicattaro, Rutigliano e Mola.
La Torre delle Stelle: le “rotonde” medievali ai confini tra Noicattaro, Rutigliano e Mola.
Paradossalmente il 2020 per la storia del sudest barese non sarà ricordato per il lockdown da coronavirus ma per la straordinaria scoperta di un manufatto, una torre di campagna di 5 metri circa di larghezza e lunghezza, che reca sulle pareti misteriose tracce di religiosità medievali.
Perché questa affermazione e come si arriva alla scoperta… cercherò di spiegarlo in breve.
Giovedì 26 settembre del 2019 ero presente alla conferenza di Giovanni Boraccesi a San Domenico in occasione del convegno sulla Madonna del Melograno organizzato dalla Pro Loco molese. Nella sala affollata il professore proiettava immagini di un antico manufatto in pietra collocato nella zona di San Materno, fotografato e descritto dal nojano dott. Sebastiano Tagarelli nel 1969, e tra lo stupore dei presenti l’esperto spiegava che il manufatto in pietra con il frontale decorato di stelle, di foglie di palme e della deposizione dalla croce di Gesù sul Golgota, era la riproduzione in piccolo della chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme. La costruzione si poteva datare nell’anno mille circa, periodo delle Crociate e dei Normanni. Dal manufatto, aggiungeva il professore, era scomparsa la parte superiore mentre la parte bassa, interrata, era stata usata a cisterna dai contadini.
Preso dalla curiosità mi recai sul posto e dopo una settimana di ricerca individuai quello che restava del manufatto tra erbacce e cumuli di terra: la parta bassa del tempietto a forma di trullo conteneva acqua.
Stranamente del tempietto medievale non si trovava riferimento negli annali della storia di Mola, pur appartenente la collocazione della costruzione al territorio molese. Diedi subito notizia del ritrovamento a due giornali, la Voce del Paese di Noicattaro e Mola Libera, che diffusero in rete la scoperta riconoscendo nei reperti la presenza dei Cavalieri Templari, marcando anche l’importanza di una forte presenza di religiosità medievale nel territorio.
Nel frattempo mi ero attivato sul comune di Rutigliano per cercare i pezzi decorativi superiori del tempietto perché Sebastiano Tagarelli nel suo volumetto, nell’ultima pagina, aveva scritto che i resti della facciata erano stati affidati al sindaco Moccia per conservarli nel museo della città: inutile aggiungere che la ricerca non ha dato nessun risultato…tutto scomparso.
Mi ero arreso e da tempo avevo perso ogni speranza di ritrovare i reperti. Nel frattempo però la pubblicazione sul web della notizia di testimonianze templari nel nostro territorio veniva letta da centinaia di appassionati e tra questi Michele Deflorio di Noicattaro, ricercatore di antichi sentieri agricoli, e Giusy Cinquepalmi di Torre a Mare, del gruppo speleologico Vespertilio.
Nel pomeriggio del 13 maggio scorso mi contatta sul cellulare un numero sconosciuto, la voce di Michele Deflorio, nojano che non vedevo da una vita, per dirmi che percorrendo un’antica strada rurale dalla contrada Padovano ad Azezio, aveva trovato casualmente nella campagna di Mola, poco distante da San Materno e quasi al confine con il territorio di Noicattaro, una torre abbandonata con incisioni simili al tempietto fotografato dal Tagarelli. Sorpreso per l’inaspettata telefonata fisso immediatamente un appuntamento. Il giorno dopo con Michele e Giusy ci rechiamo sul posto e tra intense folate di vento caldo e nubi cariche di sabbia, davanti ai miei occhi con grande sorpresa e molta meraviglia, si è mostrato uno scrigno di storia: stelle, soli, foglie di palma, croci, pinnacoli e soprattutto due lastre incise poste sulla facciata di un’anonima torre di campagna.
La torre, tutta in pietra con volta a botte, presenta chiari segni di dissesto statico e all’interno, tra un focolare e la bocca di una cisterna, sono evidenti infiltrazioni d’acqua: particolare rilevante, le due nicchie laterali della facciata sono vuote e presumo che nel passato abbiano ospitato altre due lastre dedicatorie incise.
Eclatanti sono le assonanze con le foto del tempio del Tagarelli: stesso stile nelle incisioni e comuni elementi decorativi e religiosi ma l’edificio presenta una perfetta forma cubica, profondamente diversa dal piccolo trullo rotondo di San Materno. Il mistero di una torre così ricca di reperti, in contraddizione però con la sagoma del tempietto medievale, ci ha disorientati dandoci l’impressione di una raccolta e riutilizzo casuale di materiale di spoglio proveniente probabilmente da San Materno dove erano i resti del tempietto e di altre costruzioni simili.
A risolvere in parte il mistero viene in aiuto Giusy che ha tra le mani una copia di un saggio di storia religiosa che descrive i manufatti medievali pugliesi, chiamati “rotonde” a causa della loro forma circolare, saggio pubblicato nel 2013 da padre Luigi Michele De Palma, docente di storia della Chiesa Antica alla Pontificia di Roma. Lo storico descrivendo anche il tempietto di San Materno, afferma che queste strutture furono edificate in Puglia dopo la prima crociata, quindi verso l’anno 1100, a modello del tempio del Santo Sepolcro di Gerusalemme, su strade percorse da pellegrini e crociati che andavano o tornavano dalla Terrasanta. Avevano una funzione cimiteriale o battesimale e riportavano all’esterno incisioni, su massi di pietra perfettamente squadrati, di rami di palme, simbolo di martirio, di stelle e sole, simboli di cielo e Paradiso: le decorazioni contornavano rappresentazioni su lastre piatte della passione di Cristo o della Madonna dei Martiri.
Tutte queste considerazioni fatte sulla base di analoghe costruzioni rinvenute a Trani, Molfetta e Lucera, zone di passaggio dei Crociati e dei pellegrini diretti in Terrasanta, fanno pensare che la Torre delle Stelle, scoperta nelle campagne di Mola ai confini con il territorio nojano, è il risultato di una raccolta dei resti di almeno quattro “rotonde” che sorgevano nei dintorni, quante erano le lastre presenti nel passato sul frontale della torre. In origine infatti, secondo le testimonianze dei proprietari, erano evidenti fino agli anni ’70, altre lastre nelle nicchie, oggi scomparse. A questo si aggiunge anche il considerevole numero di massi squadrati di contorno con rilievi di stelle e croci che fa pensare appunto a un numero considerevole di rotonde originali. E’ evidente allora che, sulla base di questi reperti, il sudest barese nel periodo normanno ha avuto un ruolo decisivo nella storia delle Crociate con porti di imbarco o zone di transito con il retroterra.
Quindi il materiale di spoglio raccolto da San Materno e trasportato successivamente nel luogo in cui sorge questa torre ha dato vita così ad un esterno istoriato e in maniera fortunosa oggi offre indirettamente la testimonianza di una intensa vita religiosa medievale presente nel periodo normanno e dei rapporti del nostro territorio con la Terrasanta.
Resta tuttavia da decifrare il mistero del committente che nel 1600 circa riutilizzò il prezioso materiale delle “rotonde” per costruire exnovo questa particolare torre di campagna con cisterna. Ma di questo parlerò la prossima volta.
Vito Didonna
La Torre delle Stelle e il racconto di Rita Guastamacchia.
La Torre delle Stelle e il racconto di Rita Guastamacchia.
Il 27 luglio scorso ho avuto modo di parlare con il prof. Luigi De Palma, studioso delle “rotonde” in Terra di Bari. Nel colloquio, mostrandogli le foto della Torre delle Stelle, mi ha sorpreso affermando che le costruzioni presenti tra San Materno e Titolo risalivano all’800 circa, nell’Alto Medioevo, e testimoniavano già in quel periodo una intensa presenza di ritualità templare nel nostro territorio.
Quindi la scoperta della Torre delle Stelle in contrada “la masciola” tra Mola e Noicattaro, se da una parte ha significato la sorpresa per una memoria ritrovata, dall’altra tuttavia ha posto una serie di interrogativi a cui ho cercato di trovare una risposta ascoltando testimonianze viventi e consultando soprattutto i documenti dell’Archivio Notarile e dell’Archivio di Stato di Bari.
Il manufatto rurale individuato nel mese di maggio dai nojani Angelo Deflorio e Giusy Cinquepalmi ha la forma di una comune torre di campagna di venti metri quadri circa. Le torri sono molto diffuse nelle nostre campagne e utilizzate nel passato come ricovero nelle calure estive o anche, se provviste di cisterna come in questo caso, per far fronte a piccoli innaffiamenti di verdure o anche per uso potabile. Quindi una tipologia questa completamente diversa dalle rotonde medievali collocate un tempo sulla collina di San Materno. La nostra torre però reca sulle quattro facciate emblemi (stelle, soli, croci e raffigurazioni sacre) simili alla rotonda fotografata da Sebastiano Tagarelli nel 1969. Come spiegare queste incongruenze storiche e stilistiche?
Dando per scontato che il manufatto non poteva avere una datazione simile a quella delle rotonde, ho ritenuto opportuno indirizzare le mie ricerche sulle carte catastali e notarili per risalire prima di tutto alla serie di proprietari e soprattutto alla registrazione dell’immobile sui documenti in modo da collocarlo nel tempo. Ebbene partendo dall’attuale proprietario sono giunto a Cristino Vitantonio di Mola che il 15 gennaio del 1893 acquista da Brunetti Maria il terreno con ulivi e suscelle (carrube): l’atto è registrato dal notaio Nicola De Santis di Mola. In questo atto non compare la torre che invece viene registrata successivamente dal notaio Luigi Affatati nel 1938, quando lo stesso Cristino Vitantonio dona il suo terreno alla figlia Maria Pellegrina “…vi si comprende l’assoluta e piena proprietà della torre ivi esistente” e accatastata nel foglio 9 n.53 come fabbricato rurale.
Quindi molto probabilmente tra il 1893 e il 1938 Cristino Vitantonio ha costruito il manufatto che si vede oggi utilizzando le pietre istoriche rivenienti dalle contrade di San Materno e Titolo dove erano presenti le rotonde templari.
Incuriosito, ho cercato di sapere qualcosa in più sul personaggio che ha realizzato questa opera di ricomposizione e scopro che Cristino Vitantonio era a Mola un grosso appaltatore di strade di campagna “cazzabrecciaio” e impresario edile con una spiccata religiosità.
Agli inizi del Novecento la campagna tra Mola e Noicattaro stava vivendo un periodo di trasformazione agraria, in molte terre coltivate a ulivi e secolari alberi di carrube venivano impiantati i vigneti e sicuramente sulle colline di S. Materno e Titolo la boscaglia che avvolgeva e nascondeva le rotonde templari venne abbattuta e con lei anche i manufatti storici. Cristino Vitantonio probabilmente, per la sua attività e la sua forte religiosità, ha avuto modo di entrare in possesso delle pietre più pregiate di queste piccole edificazioni medievali, utilizzandole nella costruzione della Torre delle Stelle. Quindi l’edificio rurale scoperto non è una costruzione del tardi ‘600 come si era pensato prima, bensì la realizzazione bizzarra di un uomo di fede “cazzabrecciaio” che nel 1900, così facendo, ha salvato le pietre monumentali.
Molte testimonianze orali e fotografiche in questi mesi mi hanno aiutato a ricostruire la vicenda…voglio ricordare l’appassionata narrazione di Rita Guastamacchia. Mi reco alla Masseria Serra dell’Isola dove, tempo fa, ricordavo di aver visto in una vecchia fotografia, una strana costruzione che recava sulla facciata stelle e croci simili a quelle riscontrate nella Torre delle Stelle. La signora Guastamacchia mi accompagna nel corridoio e mi mostra la vecchia foto di fine ‘800 della “capa de cocuzze” così chiamata per la sua altezza: la rotonda alta circa 8 metri era presente ancora agli inizi del ‘900 nelle proprietà della sua famiglia nelle terre di Titolo. Nella sua appassionata affabulazione racconta come la rotonda medievale fosse nel passato oggetto di numerose gite fuoriporta da parte dei molesi che si facevano fotografare in gruppo davanti alla strana costruzione e i bimbi giocavano a nascondino nella cavità ipogeica. Poi tutto è scomparso nelle trasformazioni agrarie della contrada Titolo, alberi d’ulivo e carrube centenari eradicati per far posto ai tendoni dell’uva.
E ancora la signora Maria Rago, molese di nascita ma residente a Noicattaro, ricordando il suo antenato Cristino Vitantonio di Vito Orazio, lo descrive pur nella sua dinamica attività di imprenditore, attento tuttavia a salvare le reliquie del passato religioso, forse anche convinto e consigliato dai numerosi prelati presenti nella sua famiglia.
Ma la prova del nove potrebbe venire dalla lettura e interpretazione della mappa del Regno di Napoli del Rizzi Zannoni, rilevata nel 1800: nella località S. Paterno (S. Materno) c’è l’indicazione della masseria Zuccarino ma anche il simbolo di una croce a significare forse la presenza di un cimitero… quello delle “rotonde” templari? E su questo dato mi riservo una ulteriore riflessione nel prossimo numero.
A questo punto della mia ricostruzione allora, ritengo di aver acquisito una grande certezza e cioè che la Torre delle Stelle edificata da Cristino Vitantonio nei primi anni del 1900 consegna al Sudest un vissuto medievale dimenticato e cancellato. Per questo non può subire lo stesso destino delle rotonde abbattute per far posto all’uva da tavola...la sua preservazione sarà nel futuro la testimonianza della religiosità, della tensione morale verso il Santo Sepolcro di Gerusalemme e della presenza dei Cavalieri Templari nel territorio. Le autorità politiche locali, quindi, le istituzioni che sovrintendono alla conservazione del patrimonio storico ma anche gli attuali proprietari devono conseguentemente riconoscere la specificità del manufatto che, anche se è un falso storico, conserva tuttavia sacre testimonianze del passato.
Vito Didonna